Oltre al Salone del Mobile e al Fuori Salone – ebbene si – c’è anche il Dopo Salone.
Che non è propriamente una serie di eventi ebbri di Spritz e tacchidodici. E nemmeno una lista di stand, incontri, sedie, tavoli, letti e poltrone.
Dicesi Dopo Salone la tipica sindrome di chi ha trascorso almeno una giornata al Salone-Fuori Salone.
Tale sindrome si manifesta con riduzione delle capacità di vigilanza, attenzione e controllo e con riduzione del coordinamento motorio e dei riflessi, fino a giungere, nei casi più gravi, all’alterazione delle capacità di reazione agli stimoli sonori e luminosi, a comportamenti socialmente inadeguati (soprattutto con i familiari…), a difficoltà marcata a stare in piedi o camminare.
Insomma, ‘na specie de effetto frullatore!
Vojio ddì… fatte tre giorni tre a percorrere una media di 12 km/giorno a piedi, in mezzo a migliaia di persone, idiomi, luci, colori, suoni, e poi dimmi come torni a casa…
S F A T T O.
Dove per sfatto intendo scomposto, scompaginato, disciolto, liquefatto…
Che tte ritrovi magari a scuola di tuo figlio, in mezzo a mamme il cui unico pensiero è Oddiomio, che je do pe’mmerenda, e tu ti senti una specie di marziano calato dal pianeta Salone e le guardi come fossero una specie di VerginiDelleRocce, bellissime nella loro serena ignoranza di ciò a cui tu sei appena sopravvissuta.
Ora, eccomi qua. Sono trascorsi sette giorni dal mio ritorno.
Sono sopravvissuta.
E giuro che M A I mai M A I, me ce fregheranno ‘n artra vorta.
PS: tanto, tra un anno, ci tornerò, pure felice di farlo, ma lasciateme sfogà, ok?