Romanticherie a parte, c’è una cosa che va gridata a gran voce:
l’architetto architetto non fa solo l’architetto.
Che so…
…il pensatore di Indietro Tutta (vecchio programma di Renzo Arbore), Giovanni Rebecchini? Stimato architetto romano.
…Mario Marenco, altra creatura di Renzo Arbore? Noto architetto e designer.
…Francesco Salvi? Laurea in architettura.
…l’arbitro Nicola Rizzoli? Architetto pure lui.
…Edoardo Bennato? Anche.
E poi, Max Tortora, Pino Quartullo, il mitico Claudio Baglioni, l’ancora più mitico Giorgio Albertazzi.
Semo tutti laureati in architettura!
Perché ‘sta laurea, un po’ per la difficoltà delle materie e un po’ per le difficoltà logistiche, è proprio una scuola di vita. Come disse il mio professore di disegno-architetto per tentare di dissuadermi…
Ma voi avete idea di cosa significasse ai miei tempi (nel 1915 circa…) decidere di sostenere un esame in una materia qualsiasi in una qualsiasi Valle Giulia dello stivale?
Ciò implicava necessariamente:
– iscrivete alla lista, luuuuuunga eh!;
– presentàte il giorno designato, inutilmente perché il prof no, nun viene;
– ari-presentàte er giorno ri-designato, ‘n artra vorta pe’ gniente;
– va avanti così pe’n paio de settimane;
– becca finalmente il prof, ma tanto tu ner frattempo te sei pure dimenticato de che materia è ‘sto esame;
– sostieni l’esame, tra chiacchiere-sostecaffè-sostetoilette;
– aspetta che tutti finiscano, perché er voto t’o metto alla fine;
– pijiate ‘sto 26 e statte zitto, che t’è annata pure bene.
Perciò, dopo questa formazione tipo, è abbastanza ovvio che un architetto possa riuscire a fare abbastanza benino anche altre cose, o no???
Ecco.
Io vado, ok?
C’ho un bijietto de Natale da progettà.